Attorno al 4000 a.C. fece la sua comparsa il rame, un materiale scavato dalla terra che diventava plasmabile se scaldato con il fuoco e, una volta raffreddato, tornava duro e compatto. La spada vera e propria apparve in quel periodo, nacque con la metallurgia, con i forni per la fusione, con le fucine. Mediante l’affilatura suoi lati divennero taglienti e la punta acquistò una forza di penetrazione allora sconosciuta. I primi popoli a impadronirsi della tecnica furono gli Egizi e gli abitanti dell’Asia Minore. Solo successivamente se ne servirono gli altri popoli del bacino del Mediterraneo: a Creta il rame apparve nel 3000 a.C., in Grecia e nel resto d’Europa ancora un millennio dopo. In una tomba caldea che risale al 3500 a.C. è stato rinvenuto uno dei più antichi esemplari di spada in bronzo che si ritiene appartenesse al mitico re Saragon, signore di Ur, la città di Abramo e una delle più antiche e misteriose civiltà dell’antichità. È una spada corta e lineare, interamente in bronzo. Ciò portò a vere rivoluzioni nell’arte della guerra e all’egemonia dei popoli più evoluti. La spada, arma preferita dei guerrieri per eccellenza, divenne il simbolo del valore, della forza del potere. Il fenomeno crebbe con la successiva scoperta del ferro, che avvenne forse in Mesopotamia (oggi Iraq) nel 2500-3000 a.C. Inizialmente era usato come un metallo prezioso per la realizzazione dei gioielli, anche in Egitto probabilmente nello stesso periodo. In Grecia la spada in ferro fece il suo ingresso nel 1432 a.C. (lo sostiene la cronaca di Paros) proveniente dal Mar Nero. Ritrovamenti ad Hallstatt (vicino Salisburgo in Austria) dicono che i Celti lavoravano il ferro già nel 1000 a.C. Il procedimento per ricavare il nuovo metallo consisteva nel praticare un profondo buco nel terreno, le cui pareti venivano rivestite di terra refrattaria, in modo da formare un piccolo forno. Lo si riempiva di minerale contenente ferro, ben lavato e ridotto in piccoli pezzi, con una grande quantità di legna da ardere. Con terra refrattaria si copriva il pozzo lasciando un’apertura per il passaggio dell’aria. Si appiccava poi il fuoco e l’alta temperatura che si produceva fondeva il ferro che colava attraverso un’apertura precedentemente praticata nel fondo del pozzo. Recuperato il blocco, veniva battuto con magli rudimentali. Gli etruschi scoprirono i ricchi giacimenti di ferro dell’isola d’Elba nel 600 a.C. e i Romani attinsero grandemente nei primi secoli alla loro materia prima. Facendo un notevole salto di tempo, si giunge al 1912 quando fu depositato il primo brevetto di fabbricazione, da parte delle acciaierie tedesche Krupp, dell’acciaio 18/10, composto dal 18% di cromo, 10% di nichel e 72% di ferro: il primo inossidabile. Attualmente, tra gli acciai inossidabili di qualità, i più usati sono il 440 C con 1% di carbonio, 17, 05 di cromo, 0,5 di manganese, 0,45 di molibdeno, 0,2 di nichelio e 0,4 di silicio, il 420, l’Aus 8A; poi il 154 Cm, l’Ats 34 e il D-2 questi ultimi più sofisticati e preferiti per la fabbricazione delle serie limitate. Le doti che devono conferire alla lama, dopo essere stati opportunamente temperati e rinvenuti (o ricotti) per valori di durezza compresi tra 56 e 60 gradi della scala Rockwell, sono la capacità di taglio, la resistenza meccanica, quella alla corrosione e all’uso, la resilienza (capacità di resistenza all’urto di un materiale). Le uniche doti cioè capaci di stabilire la qualità delle performance dello strumento in relazione all’uso cui è destinato.