Il mokume è un tipo di lavorazione dei metalli che imita la disposizione delle fibre del legno. È una tecnica caratteristica dei giapponesi che la applicano per la realizzazione della guardia (“tsuba”), della calotta (“fuchi”) e della ghiera (“kashira”). Si ottiene lavorando il ferro o anche applicando tecniche di compattazione a lamine e fili di diversi metalli, in genere rame, nickel silver, ottone, leghe di bronzo e nickel puro, per ottenere effetti che assomigliano soltanto lontanamente al damasco, ma ugualmente belli e fantasiosi, anzi, in più sono colorati.
La tecnica di lavorazione, comunque, non è molto diversa da quella del damasco perché occorre partire da una sorta di “pacchetto” sovrapponendo circa 15 lastrine di questi differenti metalli (a seconda dell’effetto cromatico che si vuole ottenere), larghe circa 30 mm, lunghe 60 e spesse 15. Le singole lastrine devono essere portate a misura, pareggiate e, se necessario, carteggiate o sabbiate. Non devono comunque sporcarsi di olio o anche solo dell’unto delle mani: per questo motivo conviene indossare guanti in gomma. Dopo aver lavato in acetone, le singole lastrine devono essere impilate una sull’altra, molto ordinatamente, in una sorta di “pacchetto”, come quello del damasco. Il pacchetto deve poi essere bloccato in una morsa costituita da due piastre in acciaio imbullonate, per esempio, all’interno cosparse di argilla mista ad acqua, con un manico lungo. Il pacchetto così formato, deve essere poi portato, in una forgia a carbone, a gas o elettrica, alla temperatura di 815-871 °C (1.500-1.600 °F). Al momento della fusione, si crea la mescolanza dei metalli: le particelle atomiche di questi, cioè, cominciano a muoversi così velocemente che si scambiano di posizione l’una con l’altra. Il segnale del raggiungimento della temperatura giusta di fusione si ottiene dal formarsi di una sorta di ombreggiatura ben visibile sulla superficie. Una volta raggiunta la temperatura, ci si può assicurare della “solidità” del mokume, assestando qualche colpo, a caldo, sull’incudine. Dopo il raffreddamento, si possono molare i lati del pacchetto per fare emegere la trama del mokume. Successivamente, se il mokume è già temprato, basta lavorarlo con il martello, a freddo. Le operazioni successive sono praticamente di routine