Se c’è un arma che meglio di ogni altra simboleggia la storia americana del primo Ottocento, questa è proprio il coltello Bowie. Unico nel suo genere, è entrato di diritto a far parte del folklore e della leggenda di un popolo proiettato a conquistare territori selvaggi a prezzo del proprio sangue e destinato a fondare il Paese più potente del mondo. Rifacendoci al mito (ma sembra sia una storia fondata), il Bowie nacque per una drammatica avventura di caccia che coinvolse Rezin P. Bowie, appunto, in una battuta al bisonte nel lontano 1827. Rezin appiedato sparò all’animale ferendolo e l’animale lo caricò, non avendo altro modo di evitare l’attacco, all’ultimo istante, si gettò da un lato conficcando con tutta la forza il coltello da caccia nel collo dell’animale che cadde morto. Tanto fu il vigore del colpo, che le mani del povero Rezin scivolarono sul manico sprovvisto di guardia procurandogli una profonda lacerazione e il quasi distacco del pollice. Facendo tesoro di quanto accaduto, curate le ferite, il “maldestro” cacciatore si recò da un fabbro di grido per quei tempi, Jesse Cliffe, per farsi costruire un altro coltello per caccia su sue specifiche indicazioni. Il prodotto fu una lama imponente, dotata di robuste guardie e di un micidiale tagliente con punta leggermente curvata verso l’alto munita di controfilo affilato. Era nato l’archetipo del Bowie. Fin qui tutto regolare o quasi, finché a Rezin non venne l’idea di prestare la sua “creatura” al fratellino Jim, personaggio controverso già all’epoca e non certo uno stinco di santo, che passerà poi alla storia quale strenuo difensore di Alamo. Jim, il più giovane dei tre fratelli, sembra nacque il 10 aprile del 1796 in una località chiamata Longan county, Kentucky, tuttavia anche altri Stati come la Georgia, la Carolina e il Tennessee ne rivendicano i natali. Quel che è certo è che i tre fratelli Rezin, John e Jim lasciarono Longan county nel 1814 circa per stabilirsi a Rapides Parish in Louisiana e intraprendere l’attività di cacciatori nelle adiacenti paludi. Presto stufi di quella vita monotona, si dettero alla fiorente tratta degli schiavi che compravano nel porto di Galveston e poi rivendevano ai ricchi possidenti terrieri, intrattenendo rapporti poco chiari anche con l’allora temibile corsaro Jean Lafitte che aveva la sua roccaforte sull’isola di San Louis. Questo traffico fruttò loro abbastanza denaro da consentirgli di affrontare altrettanto lucrose speculazioni come il commercio di legname. Nel fatidico 1827, dopo i fatti già citati, iniziò l’apoteosi vera e propria della famiglia Bowie grazie al riottoso e scalmanato Jim. Il “piccolo” Bowie, in realtà un vero gigante per quei tempi (1,80 metri di altezza), corporatura atletica spinta da una fin troppo accesa animosità, venne alle mani con un tal Norris Wright il quale, 2 anni prima durante un alterco, aveva esploso alcune fucilate al suo indirizzo senza però successo. Il destino volle che i due si ritrovassero in qualità di padrini su una spiaggia del Mississippi, Vidalia Sandbar, ad assistere i rispettivi duellanti, il colonnello Samuel Wells e il dottor James Maddox. Quando il duello sfociò in un nulla di fatto, gli astanti si scatenarono in una furibonda rissa e Wright non perse l’occasione per sparare su una coscia di Jim e, non contento, si scagliò con alcuni compari contro il ferito impugnando un bastone per finirlo. Bowie, vistosi spacciato, sfoderò il coltello regalatogli da Rezin e uccise il rivale con una stoccata ben assestata. Ferito nuovamente a una spalla da Alfred Blanchard, amico di Wright, si gettò con le ultime forze su di lui mutilandolo severamente e costringendolo alla fuga.

La leggenda era iniziata

Lo scontro di Vidalia Sanbar fu solo il primo di una serie di episodi in cui il “nostro” ricorse al coltello per trarsi d’impaccio come nel duello contro Jack Sturdivan in un saloon di Natchez. Gli sfidanti si accordarono per combattere con la mano sinistra legata l’uno all’altro e in questa circostanza il buon Jim si limitò a quasi amputare l’arto del rivale, lasciandogli salva la vita. Ma anche qui, le pericolose amicizie dello sconfitto non tardarono a farsi sentire così che, qualche giorno dopo, in tre aggredirono il baldanzoso giovanotto. In quell’episodio, storico sebbene sappia molto di leggenda, avvenne che Bowie decapitò il primo aggressore che tentava di disarcionarlo con un fendente netto, poi, ferito a una gamba, riuscì a pugnalare il secondo finendo con il fracassare la testa dell’ultimo. Non c’è male per un uomo che voleva apparire a tutti i costi un gentleman del Sud. Nel 1829, il rissoso Jim scoprì l’amore convolando a nozze con Maria Ursula Veramandi, figlia del governatore del Texas. La pace e la serenità finirono, però, ben presto, un po’ per volere del fato che vide Maria e il figlioletto morire di colera, un po’ per l’animo effervescente dei coloni texani decisi a ottenere l’indipendenza dal Messico anche a costo della guerra. Guerra che vide scendere in campo niente meno che il presidente e dittatore del momento, Santa Ana, il quale si ripromise di sedare i disordini in breve tempo. Le truppe messicane accerchiarono così San Antonio, luogo di residenza di Jim, ovviamente schierato dalla parte degli insorti che si barricarono all’interno dell’ex missione francescana di Fort Alamo, decisi a resistere a oltranza. Bowie fu subito promosso sul campo “colonnello” dei volontari e, unitamente a William Travis, si accinse a organizzare la resistenza che durò ben poco data la sproporzione di forze, dal 23 febbraio al pomeriggio del 6 marzo 1836 quando i messicani irruppero nel forte. Travis fu ucciso all’istante, mentre Jim si trovava nel letto dell’infermeria costretto dalla polmonite. Vista la lotta farsi sempre più aspra e sfociare in furibondi corpo a corpo, specialità di Bowie, Jim coltello alla mano si scagliò, sorretto dalle ultime forze contro il nemico riuscendo a uccidere (verità o leggenda?) ben 26 messicani prima di soccombere a sua volta.

Cliffe o Black?

L’eredità dell’avventurosa vita vissuta a cavallo della frontiera rimarrà per sempre indissolubilmente legata al suo inseparabile coltello: il Bowie. Dalla documentazione in nostro possesso, Rezin descrisse quest’arma come un coltello da caccia a lama dritta e punta clip point con un solo tagliente lungo 230 mm circa e controfilo affilato dello spessore di ben 30 mm. Questo fu il primo prototipo del celebre coltello e fu prodotto dal fabbro di Avoyelles, Jesse Cliffe, come abbiamo già detto. Altre fonti storiche, sempre attendibili, vogliono il Bowie un’invenzione di Jim e non del fratello che lo fece costruire da un tale James Black. Ciò si deve probabilmente al fatto che nel 1830 circa Jim si trovasse in Arkansas a pochi km da dove viveva Rezin e colse l’occasione per recarsi dal Black per farsi confezionare una lama simile a quella che già possedeva e il mito vuole che l’artigiano gliela costruisse in una solo notte impiegando materiale meteoritico. In effetti, un James Black visse realmente in Arkansas in quel periodo nella cittadina di Washington e fu indiscutibilmente un fabbro molto apprezzato. Entrambe le ipotesi sono accreditate, quel che è certo è che la nuova lama si rivelò dalle caratteristiche eccezionali rimanendo sulla cresta dell’onda fino ai giorni nostri. Tuttavia, per lo storico, c’è da credere che questo coltello sia il risultato non di una prima intuizione bensì la fusione di più concetti legati all’arte della coltelleria. Basti pensare alle analogie con il “khard” afgano e il “dirk”, pugnale erroneamente definito mediterraneo, dalla lama triangolare molto allungata unita a un manico fine e generalmente cilindrico montato sul codolo simile ai coltelli da macellaio. Ciò non deve stupire visto che forme e stili francesi, spagnoli, italiani, popoli colonizzatori, si ripropongono frequentemente nelle Americhe. Per questo possiamo facilmente presupporre che il progenitore del Bowie approdò nel continente intorno al 1536 al seguito degli armigeri di Pedro de Mendoza. Le lame di quel periodo venivano sfornate dalle botteghe delle Fiandre, di Toledo e dell’italica Genova tant’è che un coltello molto somigliante appare in alcune tele addirittura del 1400. Anche in terra argentina e in Brasile è evidente l’influenza della tipologia Bowie nelle forme dei “cuchilli criolli”, autoctoni cioè, quali il “puñal” e il “façon”, termine derivato dal francese “fauchon”, spada corta e dal portoghese “faca” sinonimo di coltello. Si tratta di lame che misurano fino a 300 mm di lunghezza per 30 di diametro fornite di guardie a “S” antesignane della espada messicana. Il puñal, dal latino “pugnas”, pugno, è molto simile invece a una daga mediterranea riprendendone anche lo stile del fodero in metallo o in legno con fasce di cuoio. Caratteristica del puñal sono alcune tacche prodotte sul dorso di lama, antico retaggio delle armi rinascimentali, destinate a spezzare le spade degli avversari ma più macabramente impiegate per tenere la conta delle vittime. È possibile, però, che il vero scopo fosse quello di impedire un’eccessiva penetrazione della lama come le successive fascette di cuoio incollate sul dorso di alcuni Bowie di produzione americana. Rimane, però, ancora molto incerta la vera forma del Bowie così come concepito da Jim o Rezin, sebbene quest’ultimo ne fece realizzare intorno all’anno 1830 alcuni esemplari di lusso da Searles e Schively, artigiani di Filadelfia. Alcuni di questi esemplari rarissimi giunti fino a noi evidenziano uno stile marcatamente mediterraneo, sebbene ingentiliti da incisioni e materiali preziosi. Parliamo di lame che raggiungevano i 250 mm di lunghezza con puntali sfuggenti verso l’alto e taglienti molati a “V”. I manici erano collocati direttamente nel codolo e fissati da entrambe le parti con ghiere in argento, privi di guardie e foderi con puntali in metallo.

Prodotto già industriale

Nel 1832 il Bowie assunse la forma più classica e conosciuta, grazie al lavoro di Schively di Filadelfia che produsse pezzi con controtagliente bisellato e affilato per 50-60 mm circa. Alcuni coltelli della produzione Schively hanno lame di oltre 200 mm e tipiche guardie a “S”, mentre altri più corti e maneggevoli ne sono sprovvisti, ma costruiti secondo i canoni dei moderni “integrali” con le guancette dei manici incassate nel codolo. Visto il largo successo riscosso da questa arma nel decennio 1830-1840, gli artigiani si sforzarono di produrne svariati modelli pur non avendo (o quasi) un’idea ben chiara di come dovesse essere un vero coltello Bowie. Ecco, quindi, uno dei motivi principali che hanno portato il Bowie a essere la lama più controversa della storia. Più genericamente, si può affermare che qualunque coltello avesse dimensioni “mastodontiche” veniva riconosciuto come Bowie, sebbene via via si definissero caratteristiche peculiari come le famose impugnature “coffin”, sinistramente simboliche a forma di bara, oppure di corno di cervo, d’ebano, di corno di avorio, con pomolo in argento lavorato a effigie di animale e con una targhetta sulla guancetta per scrivervi le iniziali. Oppure con le guardie accentuate rivolte in avanti o i manici stessi inclinati rispetto all’asse delle lame, in modo da rivolgere il tagliente verso l’alto. Una variante con lama più sottile a acuminata era nota con il nome di “Arkansas toothpick” (stuzzicadenti dell’Arkansas). Un po’ per la leggenda un po’ per le effettive capacità del Bowie, la sempre maggiore richiesta da parte di avventurieri, ma anche gente comune non lasciò insensibili le industrie inglesi sempre pronte a trarre profitti dalle colonie americane: ecco così che molte Case costruttrici, prime tra tutte quelle di Sheffield, cominciarono a immettere sul mercato migliaia di esemplari muniti di fornimenti in argentana (una lega di nichel e argento appena scoperta). E siamo all’avvento della guerra con il Messico (1845), quando il governo ne ordinò una commessa di ben 1.000 pezzi per armare il reggimento di fucilieri a cavallo. La più grande fornitura di Bowie, tuttavia, si ebbe agli inizi della guerra di Secessione, quando l’esercito confederato fu dotato di questo tipo di coltelli lunghi ben 300 mm con guardia a “D” simile a quella della “espada” anche messicana. Nonostante tutto ciò, l’impegno bellico decretò anche la fine del Bowie. L’invenzione delle armi a ripetizione non costringeva più né il soldato né l’avventuriero ad avere al fianco un’arma bianca come sicuro mezzo alternativo alle sempre capricciose e lente “avancariche”, relegando il Bowie knife nel limbo delle leggendarie armi che fecero la storia americana.